Ergisto Bezzi


Francesco Nullo
DOMENICA 13 MAGGIO 2012
Lasciato alle spalle l’anno delle celebrazioni dell’unità d’Italia,
è bene arrivato questo 2012 ,

MA L’ANNIVERSARIO CONTINUA !

Ed eccoci arrivati ai “ FATTI DI SARNICO “ 14 MAGGIO 1862 , quando Garibaldi aveva radunato le camicie rosse per un’azione in Trentino.
I Fatti di Sarnico furono una sommossa mazziniana organizzata nella primavera del 1862 nella località bergamasca, da un centinaio di insorti, capitanati dal patriota Francesco Nullo e con l'appoggio di Giuseppe Garibaldi, coll'intento di penetrare armati in Trentino e provocare l'insurrezione di quelle popolazioni contro gli Austriaci.
In questa località situata sul lago d'Iseo il governo regio lasciò organizzare i volontari per poi intervenire pesantemente e bloccare l’iniziativa.
Il piano mazziniano fu sventato da parte del governo di Urbano Rattazzi : il 14 maggio 1862 le prefetture di Bergamo e Brescia ricevettero da Torino l’ordine di intervenire con la forza, di bloccare sul posto i numerosi volontari e tutti i capi del movimento insurrezionale.
Il 15 furono bloccati militarmente tutti i passi prima del confine austriaco dello Stelvio, del Tonale e di Ponte Caffaro, sequestrate armi, munizioni e arrestati a Sarnico, Trescore Balneario e Palazzolo sull'Oglio 123 volontari tra i quali il generale garibaldino Francesco Nullo di Bergamo , a capo dell’organizzazione , Giuseppe Ambiveri (1847-1895) di Piacenza e Ergisto Bezzi di Ossana.
La carcerazione a Brescia del Nullo e dell’Ambiveri suscitò forti tumulti di piazza a Bergamo e a Brescia . Una folla inferocita tentò perfino di assaltare il carcere per liberare gli arrestati, ma fu respinta a fucilate dalle guardie . L’esercito sparò sulla folla davanti alle carceri di Brescia lasciando a terra tre morti , un ferito grave e numerosi altri feriti. L’episodio mise in agitazione l’opinione pubblica mentre la stampa e i partiti di sinistra, vicini a Garibaldi e Mazzini, attaccarono duramente nei giorni seguenti l’operato del governo.
La tensione tra i volontari garibaldini e i vertici dell’esercito regio raggiunse il culmine quando Garibaldi stesso definì i militari “scherri mascherati “ e “boia“ chi aveva dato ordine di sparare sui dimostranti.
I conti sarebbero stati saldati solo tre mesi dopo, in Aspromonte. Garibaldi, nel 1862, da Marsala, traversò tutta la Sicilia fino a Messina con oltre diecimila volontari armati senza che l’esercito potesse o volesse intervenire, ma questa volta per arrivare a Roma.
Garibaldi con duemila uomini sbarcò in Calabria. Braccato dall’esercito regio in Aspromonte ordinò ai suoi di non sparare sui fratelli italiani.
I fratelli italiani dell’esercito regio avevano l’ordine di sparare, anche su Garibaldi, ormai troppo ingombrante e pericoloso. Ferito all’anca e al malleolo (resterà zoppo) viene arrestato tra i suoi ufficiali mentre si fuma un sigaro, disteso.
Resterà in carcere a Varignano fino al 5 ottobre, con una pallottola ficcata nel malleolo.
L’intimazione di Garibaldi di deporre le armi non poteva essere accompagnata da maggior umiliazione.
Garibaldi tornerà a Caprera, Nullo morirà combattendo i Russi in Polonia a
Krzykawka il 5 maggio 1863 mentre Mazzini morirà anni dopo a Pisa ancora clandestino con una condanna a morte pendente sul capo.

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